Alessio Muscillo – Università degli Studi di Siena
Gabriele Lombardi – Università degli Studi di Siena
Le misure di contenimento per l’epidemia di Coronavirus sono accettate e seguite in maniera differente dai cittadini. Mostriamo il perché ciò avviene con l’ausilio di un semplice modello di diffusione di percezioni ed opinioni in una rete sociale stilizzata. Infine, mostriamo che i dati del Ministero dell’Interno confermano che l’adeguarsi alle nuove normative e policy avviene, ma necessita di tempo.
Il prolungarsi delle misure di contenimento per l’epidemia di Covid-19 sta generando nella cittadinanza risposte contrastanti. Alcuni cittadini si sono dimostrati disponibili ad adeguarsi, facendo prevalere il senso di solidarietà e responsabilità. Altri invece si sono dimostrati meno inclini ad adattarsi, alimentando un clima di sfiducia che potrebbe alimentare la tensione sociale, come alcune notizie degli ultimi giorni confermerebbero. A questo proposito, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dovuto mettere in guardia le nazioni non solo sul rischio pandemico ma anche su quello infodemico, ovvero l’epidemia in circolazione di informazioni spesso non attendibili.
Per comprendere meglio questa dualità, è utile leggere la risposta della popolazione a tali misure tenendo presente che il processo di convergenza di opinioni, percezioni e comportamenti necessita di tempo. Anche in un modello semplificato come quello qui presentato – dove la convergenza a medio-lungo termine è garantita – i tempi di adeguamento alla nuove policy risulteranno fortemente differenziati.
Ipotizziamo una società in cui ciascun individuo ha una propria percezione del rischio di contagio e di epidemia. Tale percezione evolve nel tempo alla luce di nuove informazioni che arrivano sia da istituzioni (TV, media, governi) che da scambi ed interazioni con i propri conoscenti. Da tale percezione dipende poi il livello di adeguamento di ogni cittadino, più o meno omogeneo, alle policy e alle nuove misure implementate.
Simuliamo ora una società (Figura 1) in cui gli individui hanno contatti con altri e dove il numero di conoscenti che ciascuno ha, varia da persona a persona. Come nelle reali reti sociali (o virtuali), troviamo persone che hanno un numero limitato di contatti e altre, dette VIP, che ne hanno molti. In Figura 2, si osserva l’evoluzione nel tempo della percezione di ciascun individuo in una situazione dove al tempo 0 viene comunicata una policy su cui si vorrebbero far convergere i comportamenti dei cittadini. La percezione del rischio (o l’opinione circa il pericolo) è influenzata da:
- la prima opinione che ogni individuo (rappresentato dalle linee colorate) ha al primo annuncio dell’epidemia e delle misure contenitive. Questa è soggettiva ed individuale e riflette lo stato emotivo iniziale: è pertanto assegnata casualmente per rappresentare l’eterogeneità della popolazione. Le linee marcate in rosso stanno a rappresentare quegli individui che sin da subito prendono l’emergenza molto, anche troppo, sul serio; quelle in blu coloro che la sottovalutano; quelle in verde coloro che sperimentano una reazione intermedia.
- L’opinione dei propri conoscenti, ovvero l’ancora comportamentale a cui aggrapparsi quando si riceve una notizia del tutto inaspettata, senza né competenze né memoria di analoghe situazioni da cui attingere per decidere autonomamente come reagire.
- I messaggi che vengono diffusi dalle istituzioni tramite i mass media. Per semplicità, supponiamo che le istituzioni diffondano l’informazione sul rischio reale, e supponiamo inoltre che una percezione distante dal rischio reale equivalga ad una scarsa adesione di quell’individuo alle policy di contenimento.
Al fine di aumentare la fiducia dei cittadini, le istituzioni stanno lavorando per diffondere costantemente un numero elevato di informazioni accurate. La disponibilità di informazioni, infatti, tende a rafforzare la risposta, poiché le persone tendono ad attribuire un peso maggiore alle notizie più accessibili, dando maggior rilevanza ad eventi sperimentati personalmente e recentemente.
La Figura 3 mostra l’andamento del numero di controlli, mentre il relativo rapporto controlli/denunce è raffigurato nelle Figure 4 e 5. Come si può osservare, questi dati vanno a confermare quanto ipotizzato, ovvero che i recenti controlli e avvenimenti hanno effetti sull’ orientamento del comportamento degli individui.
I dati del Viminale indicano una la correlazione negativa (-0.54) tra il numero di controlli ad esercizi commerciali in un dato giorno ed il numero di denunce nel giorno successivo, a conferma di come maggiori controlli tendano a scoraggiare comportamenti scorretti.
Interpretando il numero di controlli come uno strumento non solo di sorveglianza ma anche di condizionamento dell’opinione, osserviamo che la dinamica degli individui (Fig. 5) assume una forma tendenzialmente ad U rovesciata (con due interessanti picchi nelle giornate domenicali). E’ evidente quindi che chi inizialmente non ha preso sul serio la situazione, ha poi dovuto cambiare la sua posizione ed adeguare il suo comportamento alla luce delle pressanti campagne mediatiche che invitavano a restare in casa, delle sempre più forti rimostranze dei cittadini responsabili e della massiccia presenza di accertamenti.
Difatti, la proporzione tra denunce e controlli di individui oscilla intorno alla media del 4.4%. Capovolgendo il punto di vista, più del 95% della popolazione sembra adeguarsi correttamente alle misure di contenimento, in un momento in cui il sovraccarico informativo sta esacerbando distorsioni quali la credulità, la superstizione e il sospetto.
Queste evidenze suggeriscono un buon impatto della comunicazione istituzionale. A parte qualche scostamento “fisiologico”, la cittadinanza sembra convergere ai comportamenti prescritti. Sottolineare quest’aspetto è molto importante soprattutto alla luce delle maggiori tensioni sociali osservate negli ultimi giorni che potrebbero rendere necessario ricalibrare lo stile comunicativo di conseguenza.