Paolo Mariani – Università degli Studi di Milano-Bicocca
Il 2021 ha visto nei mesi a ridosso delle chiusure legate alla pandemia, una ripresa dei prezzi. Un andamento in parte atteso, frutto di un 2020 quasi in deflazione e nato anche da un freno su prodotti e servizi, in particolare della filiera dell’energia.
La ripresa dell’interazione sociale, meno mediata dal distanziamento, ha indicato un aumento dell’inflazione maggiore delle attese.
Tra le possibili direzioni interpretative vi è quella che spiega l’instabilità dei prezzi osservata negli ultimi mesi come conseguenza dell’anomala instabilità dell’economia reale. Un effetto di tipo temporaneo relato ai comportamenti emersi a seguito della pandemia.
La discussione sulle tematiche esposte ha coinvolto: Federico Polidoro – Istat, responsabile del Servizio Sistema integrato sulle condizioni economiche e i prezzi al consumo; Fedele de Novellis – Ref. Ricerche, dirige la sezione di analisi della congiuntura economica; Roberta Zizza – Banca d’Italia, titolare della Divisione Analisi della congiuntura del Servizio Congiuntura e Politica Monetaria del Dipartimento Economia e Statistica. Il talk, tenutosi nell’ambito del FESTIVAL DELLA STATISTICA E DELLA DEMOGRAFIA a Treviso il 19 settembre 2021, ha visto come moderatore Davide Colombo – Istat, direttore della Direzione centrale per i rapporti esterni, le relazioni internazionali, l’ufficio stampa e il coordinamento del Sistan Istat.
Gli istituti di statistica hanno reagito, all’imprevisto dei lockdown, con la messa in atto di azioni, in parte presenti, riferite all’attività di rilevazione dei prezzi al consumo. Si sono perseguite tecniche di imputazione dei prezzi e non solo misurazione, con particolare riguardo ai sistemi di ponderazione. Per le prime passando attraverso la differenziazione delle fonti per l’acquisizione dei dati come l’introduzione degli Scanner data, il Web scraping sui prezzi, il maggiore utilizzo di fonti amministrative consolidate, in altri termini non solo rilevazione tradizionale. Dal punto della politica monetaria, la Bce con la chiusura della strategy review ha deciso di fissare un 2% “simmetrico” come nuovo target di medio lungo periodo e di mantenere l’indice armonizzato IPCA europeo con l’aggiunta dei prezzi delle abitazioni di proprietà. Un processo che ha visto gruppi di lavoro in ambito eurosistema e iniziative di ascolto delle voci portatrici di istanze. Un cantiere di lavoro complesso che impegnerà gli istituti di statistica e non solo nei prossimi anni. Guardando anche ai diversi comportamenti dei paesi europei, i mercati finanziari non sembrano particolarmente coinvolti e questo lascia pensare ad una accelerazione transitoria, una fiammata inflazionistica destinata a normalizzarsi. Considerare questo andamento dell’inflazione transitorio vede una sfida alla politica monetaria.
Si sono evidenziati comportamenti difformi tra settori e possono essere distinti in cinque categorie:
- Settori la cui domanda era crollata durante i lockdown della primavera 2020 e dove la ripresa è stata più rapida di quanto atteso dalle imprese. Un caso di particolare rilievo è quello del petrolio, con l’offerta che è stata incrementata solo gradualmente nonostante la ripresa dell’economia mondiale. Le quotazioni, che erano crollate, si sono quindi rapidamente riportate sui livelli precedenti. L’instabilità dei prezzi energetici è fra i principali elementi alla base degli aumenti dell’inflazione degli ultimi mesi in Europa.
- Settori dove la domanda è stata sollecitata dalle misure di contrasto alla pandemia. Le misure di distanziamento hanno agito nella maggior parte dei casi riducendo la domanda, vi sono casi in cui la domanda è stata sollecitata direttamente o indirettamente. Effetti indiretti sulla domanda legati alla permanenza fra le mura domestiche erano stati riscontrati nei settori legati alle ristrutturazioni e all’arredo, e questo aveva portato le quotazioni internazionali del legname ad aumentare.
- Settori dove le misure di distanziamento portano a problemi nella logistica. Interruzioni e ritardi nella fornitura di materie prime e semilavorati portano a frequenti stop dell’attività poiché le imprese avevano portato le scorte ai minimi e quindi non hanno avuto la capacità di soddisfare autonomamente la domanda.
- Settori dove la domanda è stata sollecitata dall’eliminazione delle misure di distanziamento. Il caso più significativo è quello delle auto usate negli Stati Uniti, i cui prezzi sono aumentati per effetto dell’impennata della domanda nei mesi delle riaperture legata ai molti consumatori che utilizzavano abitualmente i mezzi pubblici e che hanno deciso di passare all’auto privata per limitare le occasioni di contagio.
- Settori dove l’offerta si è contratta a seguito delle misure di distanziamento e dove la riattivazione al momento delle riaperture non è immediata per problemi organizzativi. Ad esempio, nei servizi turistici e soprattutto nel comparto della ristorazione dove sono emersi casi di imprese che hanno dovuto ricostruire gli organici, avendo interrotto l’attività nella fase delle chiusure e licenziato i dipendenti. Si tratta peraltro di settori caratterizzati da elevata stagionalità, e nei quali sono frequenti i rapporti di lavoro flessibili.
Nel contesto è stata rilevata dalle imprese anche una scarsità di manodopera, come ostacolo alla produzione, questo aspetto è legato ai cambiamenti strutturali iniziati pre-pandemia, che avevano di già evidenziato la mancanza di alcune figure specifiche.
Le nuove scelte di spesa dei consumatori potrebbero modificare le dinamiche future dell’inflazione attraverso i cambiamenti nelle modalità di acquisto, già avviati, e questo lascia intravedere un notevole lavoro di misura sui canali distributivi. Altre modifiche potrebbero essere indotte dalla sostituzione del contante con strumenti alternativi di pagamento, ad esempio la moneta digitale di banca centrale sembra essere preferibile rispetto a quella del privato, e dalla ricerca di abitazioni con caratteristiche adeguate allo smart working.
La fiammata dei prezzi degli ultimi mesi appare temporanea e lascerà una eredità non particolarmente duratura anche se dipenderà ad esempio dagli effetti di secondo ordine, quali la contrattazione salariale e dalla inflazione importata, che per adesso, è arrivata in minima parte al consumatore. Una narrativa nuova sugli indici che misurano l’inflazione andrebbe proposta per diminuire la distanza tra chi li produce e chi è esposto alla loro comunicazione, ricordando che la statistica è importante in un contesto democratico.