Giovanni De Luca – Università degli studi di Napoli Parthenope
Poalo Mazzocchi – Università degli studi di Napoli Parthenope
Antonella Rocca – Università degli studi di Napoli Parthenope
Mai come ora, innovazione e sostenibilità rappresentano un binomio destinato a divenire una chiave di successo cruciale per le imprese. In termini comparativi con i restanti Paesi europei, l’Italia sconta un notevole ritardo soprattutto in tema di innovazione, con differenze territoriali interne estremamente significative. Si riportano alcune riflessioni sul significato di innovazione sostenibile e sul suo impatto sulla redditività e l’efficienza aziendale e sul recupero degli equilibri sociali pre e post covid.
L’innovazione è da sempre ritenuta una chiave fondamentale per il successo delle micro-unità del tessuto economico.
La recente crisi pandemica ha portato ancor più alla ribalta l’importanza del connubio tra sostenibilità e innovazione, già da anni dichiarato da molti.
Il piano di ripresa economica varato dal Governo individua, infatti, nell’innovazione sostenibile il cardine primario per la costruzione di un futuro di maggiore benessere.
Ma cosa significa esattamente realizzare un’innovazione sostenibile? E a che punto siamo oggi in Italia rispetto a questo obiettivo?
Essere innovativi per un’azienda, oggi, significa essenzialmente introdurre nuove modalità di progettazione, produzione o di vendita di beni e servizi, ovvero innestare, nel suo modo di operare, un cambiamento positivo rispetto all’esistente.
Tuttavia, lo scenario nel quale attualmente operano le aziende è estremamente complesso e richiede la considerazione, nel loro percorso verso l’innovazione, di due elementi imprescindibili: la tecnologia e la sostenibilità.
La rivoluzione tecnologica impone infatti che i processi innovativi si fondino su un investimento in tecnologia.
Tuttavia, il crescente bisogno di sostenibilità, sia nella sfera aziendale sia in quella sociale ha modificato l’essenza stessa del termine innovazione in quanto, al giorno d’oggi, qualsiasi tipologia di innovazione deve fare i conti con la sua sostenibilità, declinata ovviamente nelle sue tre dimensioni fondamentali, ovvero quella ambientale, economica e sociale.
La combinazione del concetto di sostenibilità con quello di innovazione sembra la strada più appropriata per raggiungere un nuovo paradigma in cui l’innovazione affonda le sue radici nello sviluppo sostenibile e mira, pertanto, ad avere proprio un positivo impatto sociale, economico ed ambientale.
La ricerca sull’innovazione sostenibile nella pratica aziendale implica l’analisi a 3 livelli: organizzativo, inter-organizzativo e sociale.
Se a livello organizzativo l’attenzione si ferma sulle aziende e sulla loro capacità di incorporare forme organizzative innovative, e a livello inter-organizzativo sulle forme di collaborazione e competizione in materia di innovazione sostenibile, l’aspetto sociale riguarda le partnerships tra le imprese, le alleanze e le reti che consentono loro di condividere risorse.
Gli interrogativi cui bisognerà dare una risposta nel futuro riguardano, essenzialmente, in cosa effettivamente si sostanzia l’innovazione sostenibile e come essa si differenzia dalle altre forme di innovazione.
Guardando specificamente al contesto italiano, caratterizzato in prevalenza da piccole e piccolissime imprese, coniugare innovazione, intesa anche come trasformazione tecnologica, e sostenibilità rappresenta una delle maggiori sfide dei prossimi anni.
Per capire la condizione dell’Italia rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea (nella sua composizione a 28, inclusiva cioè anche del Regno Unito), la tabella seguente mostra il posizionamento dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030 (i dati si riferiscono al 2019).
Ad eccezione del Goal 6, l’Italia si posiziona complessivamente bene, almeno rispetto alla media europea, in merito al raggiungimento degli obiettivi riguardanti la sostenibilità ambientale.
Di converso, per 6 dei 9 obiettivi di sostenibilità sociale e per i due legati alla sfera economica, la performance italiana è estremamente critica rispetto agli altri paesi europei.
Per quanto concerne invece l’aspetto legato all’innovazione, la seguente figura mostra per il 2020 l’estremo ritardo dell’Italia, al 18° posto sulla classifica a 27 paesi UE.
Innovazione e sostenibilità, infatti, non posso essere considerati come due elementi scollegati, bensì è da ritenere che dalla loro congiunzione possano nascere rilevanti sinergie.
Se da un lato le esigenze di sostenibilità rappresentano un vincolo, un onere aggiuntivo, è evidente che il connubio tra innovazione e sostenibilità possa condurre ad un circolo virtuoso di buone pratiche e alla valorizzazione dei processi aziendali, con conseguente, possibile, potenziamento della crescita economica.
Appare pertanto estremamente urgente definirne i criteri di misura dell’innovazione sostenibile, validi anche ai fini di comparazioni internazionali.
Ciò è quanto hanno iniziato a fare Cataldo et al. (2021) in un loro recente studio in cui, partendo dagli indicatori elementari usualmente utilizzati in letteratura per misurare, da una parte, l’innovazione e, dall’altra parte la sostenibilità, hanno costruito un indicatore sintetico per misurare e graduare il livello di innovazione sostenibile delle regioni italiane.
Questo primo studio è frutto della ricerca di un gruppo di Statistici metodologici, sociali ed economici dell’Università di Napoli Parthenope, dell’Università di Napoli Federico II e dell’Università di Foggia che recentemente hanno aderito al gruppo SIS-DIAS, coordinato dalla prof.ssa Maggino, per contribuire a sviluppare all’interno della sostenibilità il tema dell’innovazione sostenibile.